Dichiarazione di origine delle merci in dogana

DICHIARAZIONE DI ORIGINE DELLE MERCI IN DOGANA
Quali rischi in caso di una non corretta gestione?

Nel mondo del commercio internazionale, molte aziende si concentrano sulla logistica, la contrattualistica e le normative di importazione ed esportazione. Tuttavia, uno degli aspetti più rilevanti e spesso trascurati è l'origine delle merci. La corretta identificazione dell’origine di un prodotto non è solo un obbligo di legge, ma rappresenta un fattore cruciale che può avere un impatto diretto sui costi operativi, sulla legalità e, soprattutto, sulla competitività aziendale. La scorretta identificazione dell’origine comporta la violazione del Codice Doganale dell'Unione Europea (Regolamento (UE) n. 952/2013) e fa incorrere l’azienda in sanzioni amministrative o penali secondo la normativa nazionale. L'origine delle merci non si limita al concetto geografico, ma riguarda l'identificazione precisa di dove e come un prodotto viene realizzato o trasformato, seguendo regole stabilite dai regolamenti doganali. Per le aziende che operano a livello internazionale, gestire correttamente questo aspetto può fare la differenza tra un’operazione commerciale efficiente e redditizia e un’operazione soggetta a errori e sanzioni. Il tema, spesso percepito come un dettaglio tecnico, è in realtà uno dei pilastri fondamentali della compliance doganale e commerciale.

La complessità nascosta dell'origine doganale

Il concetto di origine doganale delle merci è articolato e complesso. Le normative doganali internazionali distinguono principalmente tra due tipi di origine: non preferenziale e preferenziale. Mentre la prima è determinata dal Paese in cui il prodotto è stato interamente realizzato o trasformato in maniera significativa, la seconda riguarda situazioni in cui l’origine del prodotto garantisce alti benefici economici sotto forma di esenzioni o riduzioni daziarie, grazie ad accordi di libero scambio.

Per molte aziende, il vero problema risiede nel capire quale delle due categorie si applica ai propri prodotti e, soprattutto, come queste distinzioni possano impattare le loro operazioni commerciali. In un mondo globalizzato, dove le catene di approvvigionamento coinvolgono più Paesi e una molteplicità di fornitori, è facile incorrere in errori di identificazione. E questo può portare a conseguenze costose: da dazi non dovuti a ritardi nelle consegne, fino a sanzioni legali per violazioni delle normative, che possono comportare multe significative e il blocco delle merci. Sanzioni pecuniarie possono variare in base alla gravità della violazione e possono arrivare anche oltre al 10% del valore delle merci in caso di dichiarazioni fraudolente o errate.

Le normative applicabili in questo contesto sono disciplinate dagli articoli 59 a 64 del Codice Doganale dell’Unione Europea (Regolamento (UE) 952/2013), dagli articoli 31 a 70 del Regolamento Delegato (UE) n. 2446/2015 e dagli articoli 57 a 126 del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 2447/2015. Queste norme regolano l'applicazione delle misure tariffarie preferenziali e non preferenziali (ad esempio, dazi antidumping e dazi compensativi), oltre a incidere sulla protezione delle denominazioni di origine, come il "Made in Italy" e l’Accordo di Madrid.

Spesso, le imprese sottovalutano l’importanza della corretta dichiarazione di origine, credendo che sia solo un adempimento burocratico. Tuttavia, l'origine è un aspetto strategico che può determinare il successo o il fallimento delle operazioni commerciali, incidendo direttamente sui costi e sulla redditività. Sbagliare o ignorare le normative relative all'origine significa esporre la propria azienda a rischi legali, economici e reputazionali.

Le sanzioni per dichiarazioni errate o fallaci sono severe. L'importazione o l'esportazione di prodotti con indicazioni false o fallaci sull'origine, come previsto dall'articolo 517 del codice penale, può comportare fino a due anni di reclusione e una multa fino a 20.000 euro. Inoltre, presentare prodotti con indicazioni mendaci sull’origine in dogana o alla vendita al dettaglio comporta rischi economici e legali. Tali violazioni possono essere sanate attraverso la correzione delle indicazioni, ma espongono comunque le aziende a gravi conseguenze reputazionali e commerciali.

 

Origine non preferenziale: capire le implicazioni

Uno degli scenari in cui l’origine delle merci assume un ruolo critico è l'importazione di beni da mercati esteri. Molti Paesi richiedono alle aziende di fornire un certificato di origine non preferenziale per garantire che le merci rispettino le normative commerciali vigenti. Questo documento, pur non garantendo agevolazioni tariffarie, è essenziale per monitorare l’applicazione di misure come i dazi antidumping e le restrizioni all'importazione.

Prendiamo l'esempio di un'azienda che esporta prodotti chimici verso un mercato con rigide normative antidumping. Se il certificato di origine non viene prodotto correttamente o se l’origine venisse dichiarata in modo errato, l'azienda potrebbe essere soggetta a dazi elevati o, nei casi più gravi, le sue merci potrebbero essere bloccate alla dogana, con conseguenze disastrose per il business. Inoltre, il rischio di sanzioni per non conformità alle normative sul commercio internazionale, come quelle stabilite dalla World Trade Organization (WTO), potrebbe mettere ulteriormente a repentaglio la sua reputazione.

 

 

 

 

Origine preferenziale: una leva per la competitività

Dall’altra parte, l’origine preferenziale rappresenta una grande opportunità per le aziende che desiderano migliorare la propria competitività sui mercati internazionali. Grazie agli accordi di libero scambio, le merci che rispettano determinati criteri possono beneficiare di dazi ridotti o nulli quando vengono esportate in Paesi con cui tali accordi sono in vigore.
L'Unione Europea, ad esempio, ha siglato numerosi accordi preferenziali con Paesi terzi, che permettono alle merci prodotte nell'UE di entrare in questi mercati a condizioni tariffarie vantaggiose. Ma per sfruttare queste agevolazioni, è cruciale che le aziende dichiarino correttamente l'origine preferenziale delle proprie merci e dimostrino che rispettano i requisiti previsti dai regolamenti europei. In caso contrario, le aziende potrebbero trovarsi a dover pagare i dazi standard, compromettendo la loro competitività.
Un esempio pratico può essere quello di un'azienda che produce componenti elettronici. Se questi componenti rispettano le regole di origine preferenziale previste dall'accordo di libero scambio tra l'UE e il Giappone, l'azienda può esportare i suoi prodotti senza che il suo cliente giapponese sia costretto a dover pagare dazi doganali elevati. Tuttavia, l'errata dichiarazione dell'origine potrebbe comportare sanzioni economiche significative e la revoca di accesso ai mercati preferenziali.

 

 

 

 

Il vero costo della negligenza aziendale

Il vero problema, dunque, non è solo la complessità dell'origine delle merci, ma il fatto che le aziende ignorino e sottovalutino questo tema. Molti imprenditori vedono ancora la compliance doganale come un insieme di regole che devono essere rispettate per evitare multe, senza considerare che una corretta gestione dell’origine può trasformarsi in un vantaggio competitivo. Ignorare la corretta applicazione delle normative sull’origine significa anche esporsi a rischi reputazionali. In un mondo dove la trasparenza e la sostenibilità sono sempre più importanti per i consumatori, le aziende che non rispettano le normative possono essere percepite negativamente, perdendo fiducia da parte di partner commerciali e clienti. Inoltre, il rispetto delle regole sull'origine è essenziale per garantire l’eticità del commercio e la protezione dei mercati locali da pratiche sleali.

Come affrontare il problema?

Per evitare queste insidie, le aziende devono adottare un approccio proattivo nella gestione dell'origine delle merci. Questo implica non solo la conoscenza delle normative vigenti, ma anche l'implementazione di processi e strumenti interni per assicurarsi che ogni fase della produzione e della fornitura sia conforme alle regole. Possibili soluzioni:

 

 

Un asset strategico per il successo aziendale

L’origine delle merci non è solo un dettaglio tecnico, ma un elemento strategico che può fare la differenza tra il successo e il fallimento di un’operazione commerciale. Le aziende che sottovalutano l’importanza di una corretta gestione dell'origine si espongono a rischi economici, legali e reputazionali. Al contrario, quelle che adottano un approccio consapevole e proattivo possono ottenere vantaggi competitivi significativi, riducendo i costi e accedendo a mercati strategici con condizioni favorevoli.